giovedì 27 agosto 2015

Collana sunshine forest



Qualche giorno fa mentre osservavo dei vecchi e consunti giornali, che aspettavano di essere riposti nel cestino della carta, mi sono imbattuta nel ricordo di mio fratello che, da ragazzino, pasticciava con carta e colla per ottenere un impasto corposo con cui modellava delle casette che sarebbero state poi il pezzo forte del presepe. 
Così, visto che un modo divertente per impegnare il tempo libero è quello di trasformare materiali comuni, che altrimenti finirebbero nella spazzatura, in oggetti belli e delle volte anche utili, ho deciso di sperimentare la cartapesta.
Il termine cartapesta descrive il processo di realizzazione che interessa pezzi di carta pestati in acqua, ridotti in poltiglia e mescolati con della colla.
Si tratta di una tecnica povera che ebbe origini nel Medio Oriente e in Asia, si diffuse in Europa nel 1500 e oggi è ancora ampiamente usata per carri allegorici, maschere teatrali e arte contemporanea.

Per la realizzazione vi serviranno: 

  • giornali (possibilmente quotidiani con carta opaca ed evitate riviste con carta lucida)
  • acqua 
  • colla vinilica (oppure un metodo più economico consiste nel mescolare acqua e farina).
  • olio di lino cotto.

Strappate la carta in piccoli pezzi, mettetela in un recipiente con dell'acqua, assicurandovi di immergerla tutta in modo che sia completamente coperta e lasciate riposare per un giorno o due.
Trascorso questo tempo, mescolate il composto e aiutandovi con le mani cercate di sciogliere le fibre di carta. 
Scolate l'acqua in eccesso, aggiungete la colla, l'olio di lino cotto ed impastate fino ad ottenere una pasta malleabile.
La cartapesta si conserva per alcune settimane se avvolta in pellicola trasparente e riposta in un luogo fresco.
Presa dall'entusiasmo e dal fatto che non vedevo l'ora di provare questa antica tecnica, ho improvvisato delle palline grandi circa 1,5 cm. Una volta asciutte ho deciso di trasformarle in perle, pertanto ho fatto un foro, le ho dipinte con acrilico verde ed oro e successivamente le ho verniciate con vernice trasparente. 
Infine, le ho assemblate con un filo di raso verde per creare questa collana dall'aspetto grezzo e naturale.

venerdì 7 agosto 2015

Banana Pudding




Per l'arrivo di parenti dall'America ho deciso di realizzare un banana pudding, un dolce estremamente facile e veloce. Si tratta di un'icona del sud America che nel corso degli anni ha subito delle evoluzioni e adattamenti moderni.
La tradizione vuole che per la composizione si utilizzino classici wafer alla vaniglia, budino e per guarnire della meringa cotta in forno. 
Tuttavia, si tratta di una ricetta suscettibile di molteplici varianti, infatti, i wafer possono essere sostituiti da comunissimi biscotti secchi, il budino con della crema pasticcera e la meringa con della semplice panna montata.
Pertanto, potrete realizzare un banana pudding in base alle vostre esigenze o i vostri gusti personali. 
Vi riporto le dosi per 4 persone.

il budino:
20 g di amido di mais
250 ml di latte
1 tuorlo d'uovo
50 grammi di zucchero
10 g di burro
1 pizzico di sale
vaniglia (home-made)

2 banane
150 g di cialde alla vaniglia o biscotti secchi.


Per la preparazione del budino mescolate in una pentola il latte con il tuorlo e lo zucchero. Poco alla volta aggiungete la maizena, il sale ed il burro tagliato a pezzetti. 
Ponete la pentola sul fuoco e fate cuocere a fuoco lento, mescolando continuamente, fino a quando il composto non risulterà denso. Togliete dal fuoco, aggiungete l'estratto di vaniglia e lasciate raffreddare.
A questo punto sul fondo di un contenitore disponete uno strato di biscotti, poi uno strato di banana tagliata a fettine e uno di budino, ripetete questa operazione creando più livelli fino ad arrivare al bordo del contenitore.
Guarnite con della meringa cotta in forno per qualche minuto o come nel mio caso con della panna montata, infine, ponete il banana pudding in frigo per un paio d'ore. 

Buono, fresco e veloce.


lunedì 3 agosto 2015

Zen Garden

Il termine "Zen" è la forma giapponese della parola sanscrita "Dhyana" che vuol dire "meditazione", è una scuola del buddismo, fondata in Cina dal monaco indiano Bhodidharma, poi esportata in Giappone dove divenne popolare tra i samurai attenti alla disciplina e all'autocontrollo. Successivamente, ha avuto un impatto significativo anche in Europa e in America.
L'essenza degli insegnamenti di Bodhidharma è incentrata sulla natura divina presente in tutte le cose e da ciò ne consegue che non vi è la necesità di studiare i testi sacri, le divinità di culto, o fare rituali religiosi per raggiungere l'illuminazione. Piuttosto, attraverso la meditazione si deve superare il confine del pensiero convenzionale e sperimentare il mondo com'è davvero in questo momento. Questo, probabilmente, fu il modo attraverso il quale lo stesso Buddha raggiunse l'illuminazione.
Tutti gli esseri umani hanno la capacità di raggiungere l'illuminazione. Tutti siamo già esseri illuminati, ma il nostro vero potenziale è offuscato dall'ignoranza. Secondo alcune tradizioni Zen, questa ignoranza può essere superata con la meditazione durante la quale si rivela la vera natura della realtà e la nostra percezione di essa.
A tale dottrina sono collegate numerose pratiche quali: l'arte della calligrafia, la pittura, la poesia, la cerimonia del tè, l'arte della spada, il tiro con l'arco e il  giardinaggio.
Proprio i giardini Zen sono stati progettati per stimolare la meditazione e fornire un aiuto sul vero significato della vita. Il design minimalista volto ad imitare l'intima essenza della natura ha lo scopo di calmare la mente ed allontanare le preoccupazioni quotidiane. 
Si tratta di una miniatura stilizzata di un paesaggio naturale, un ideale e tranquillo luogo di fuga creato attraverso un'attenta composizione di ghiaia o sabbia, rocce e muschio, di solito circondato da una recinzione-muretto che ne accentua il forte senso di chiusura.


La sabbia o ghiaia rappresenta il mare o l'oceano ed è utilizzata al posto dell'acqua. Questa viene accuratamente rastrellata per creare l'impressione di onde o increspature sulla superficie, simulando, così, i cambiamenti che subiscono gli oceani. L'atto banale e tranquillo di rastrellare favorisce la concentrazione, la pace e la tranquillità della mente.
Le pietre rappresentano isole o formazioni rocciose sporgenti dall'acqua, altre volte possono rappresentare barche o animali come una tartaruga, una carpa o una gru.
Le forme delle pietre sono state suddivise in cinque categorie che richiamano gli elementi della natura: legno, metallo, fuco, acqua e terra.
TAIDO: Sono pietre prevalentemente alte, verticali ed appuntite, poste in fondo, in genere nella parte posteriore di un raggruppamento di rocce. Abbinate all'elemento legno rappresentano grandi alberi. Note come pietre del corpo, che per la loro forma fallica simboleggiano la virilità e fertilità.
REISHO: Sono pietre verticali basse e poichè simili a quelle Taido sono posizionate insieme, in fondo, dietro le altre. Abbinate al metallo rappresentano due delle sue qualità: stabilità e fermezza. Note come pietre dell'anima.
SHIGYO: Sono pietre arcuate e ramificate. Vengono posizionate di fronte, nella parte anteriore e lateralmente rispetto alle pietre di altre forme. Abbinate all'elemento fuoco poichè data la loro struttura articolata ricordano la sinuosità delle fiamme.
SHINTAI: Sono pietre piatte o orizzontali che vengono poste lateralmente agli altri gruppi per armonizzarli. Abbinate all'elemento acqua ricordano laghi, stagni o in generale specchi d'acqua. Note come pietre della mente.
KIKYAKU: Sono principalmente le pietre prostrate o reclinate. Possono presentare imperfezioni, collocate in primo piano o poste vicino ad altri gruppi rendono il tutto perfetto ed armonico. Rappresentano l'elemento terra ed utilizzate per soli fini completativi.
Il caso ha voluto che per decorare il mio giardino trovassi una pietra con una particolare venatura a forma di cerchio che ricorda proprio l'Ensō, un simbolo tra i più significativi dello Zen che rappresenta l'illuminazione, la forza e l'universo.
Adesso che sapete proprio tutto, correte a realizzare il vostro giardino Zen, ricordando che la chiave per la progettazione è la semplicità. L'idea è quella di apprezzare la natura senza artifici e sperimentare direttamente la sua bellezza.

vi occorrono:
una base di legno compensato (5 o 6 mm), 22 cm x 34 cm;
6 listelli di abete 1 cm x 2 cm (4 utilizzati per il recinto e 2 per fare la base di appoggio)
per il rastrello:
un bastoncino di 15 cm per il manico ed uno di 5 cm per l'asse;
5 bastoncini di 2 cm per fare i rebbi del rastrello;
colla vinilica per assemblare i vari pezzi. 



Il giardino è espressione di un pensiero individuale. 
Il vero significato è nella fantasia e nell'interpretazione del simbolismo da parte dell'osservatore.
Tutto in natura ha un'essenza effimera ciò è dimostrato da piante ed alberi che crescono e muoiono, dal livello delle acque che sale e scende. Pertanto, i modelli creati non saranno statici, le rocce potranno essere aggiunte, sottratte o riposizionate. 
La selezione e la disposizione delle rocce sarà la parte più difficile e lo sviluppo di variazioni diventerà una sfida creativa e stimolante al fine di raggiungere l'equilibrio e l'armonia nella composizione.